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10 febbraio 2013

{LXXII} (IN)DIFFERENZA




Mi capita spesso di ascoltare delle affermazioni che sento subito ostili, che si ribellano dentro di me. Tra quelle che ultimamente sono in “hit parade” c’è al primo posto; “sono tutti uguali”. Essa è riferita principalmente alla classe politica, ma è il concetto stesso che in assoluto mi procura fastidio. È solo un modo di dire? non credo. É un'espressione usata per un nemmeno troppo nascosto tentativo di smarcarsi dalle responsabilità che la vita civile e democratica promuove e sollecita. In questo caso l’indifferenza è pronta ad accogliere tutti coloro che sostengono quel pensiero. La storia ci ha insegnato quanto siano pericolosi i giudizi multipli, sono il primo passo per cancellare l’individuo. Mi piace ricordare la nostra Costituzione quando riconosce a tutti in ugual misura  diritti e doveri, in questo caso sì, siamo tutti uguali. Le scelte e i conseguenti comportamenti , quelli sono individuali ed ognuno risponderà per se stesso. Rivendico la mia "differenza" da quelle tre parole, poiché credo che l'indifferenza prima o poi ci potrebbe uccidere! Ecco, in questo insignificante spazio, voglio affermare che "uno fa la differenza".

NESSUN UOMO E' UN'ISOLA

Prima  vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e tacqui perché mi erano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non parlai perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.
(Eugen Berthold Friedrich Brecht detto  Bertolt, 1898-1956)




il rivoltoso sconosciuto di Piazza Tienanmen
(fotodi Jeff Widener - Associated Press)

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