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25 agosto 2019

{CCCXL} M.te San Primo (7)


Torneremo bagnati, con ricordi che il sole non ci avrebbe potuto dare!

i Corni di Canzo
i Corni di Canzo
il Palanzone
le Grigne
Prima della pioggia

{CCCXXXIX} Libro di vetta... e saluti.


Sul Libro di Vetta del M.te San Primo trovo questa pagina, istintivamente la fotografo.
Solo qualche giorno dopo trovo una riflessione che mi spiega il perché.
Questo è anche il mio grazie!
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Perché ci si saluta in montagna?

Può essere una domanda posta da chi visita i monti da poco, noi montanari siamo talmente abituati a salutare chi frequenta i sentieri come noi da non farci più caso. E’ un’abitudine, si fa e basta, lo fanno tutti da sempre perché in montagna ci si saluta. Eppure sembra nascondere dei bellissimi significati. E’ innanzitutto un ritorno all'umanità, dopo giornate intere collegati ai social, oppure in mezzo alla gente nelle città, incrociando tante persone senza mai però incontrare nessuno. Un risveglio verso gli altri e “l’altro”, quando siamo troppo concentrati su di noi. E’ una forma d’arte: si condivide qualcosa di bello e puro, si partecipa a un insieme di sensazioni, tutte diverse, ognuno ha le sue, ma tutte forti, intense e uniche. Un’immersione totale nella bellezza fine a sé stessa. E’ un antidoto contro i pregiudizi, in montagna si è tutti uguali. Si potranno avere esperienze e temperamenti diversi, conoscenze e preparazioni differenti, ma di certo non si verrà distinti per colore della pelle, nazionalità ed estrazione sociale. E’ un’espressione nascosta di solidarietà: soffermandosi sui visi dei singoli le fisionomie rimangono impresse, sul volto si riconosce la paura, la sofferenza, il freddo, il caldo. Ci si guarda in faccia sapendo che potresti avere bisogno di quella persona se ti troverai in difficoltà, o che lei potrebbe aver bisogno di te. Ripensando a queste riflessioni, quando ci troveremo in cammino lungo un sentiero di montagna, scopriremo che salutarsi è sacro, e non potremo più fare a meno di dirci “buongiorno” con piacere. (Silvia de Fanti)-Val di Zoldo



19 agosto 2019

{CCCXXXVIII} M.te Crocione


Alpe di Lenno - sullo sfondo il M.te Bré

Al ritorno in questo luogo sorseggiando acqua fresca sento una frase che voglio ricordare. 
"Colui che vuole viaggiare felice deve viaggiare leggero."
Antoine de Saint-Exupéry


Ruderi Alpe di Tremezzo e M.te Crocione

12 agosto 2019

{CCCXXXVII} Bietti - via Guzzi - Bogani


É una "ripetizione" e di questi tempi mi sembra diventata più faticosa!


Nello stesso giorno, dalla pagina facebook "Amici del Rifugio Brioschi", da cui è tratta la foto, apprendo della pericolosità di questo bellissimo fiore incontrato lungo il percorso. Si chiama Aconito Napello se ingerito può portare alla morte, ma anche il semplice contatto è assolutamente da evitare. 

Il nome del genere (“Aconitum”) deriva dal greco akòniton (= pianta velenosa). La pianta infatti risulta conosciuta per la sua alta tossicità fin dai tempi dell'antichità omerica. Con questo nome probabilmente veniva indicata una pianta velenosa endemica il cui habitat frequente era tra le rocce ripide di alcune zone della Grecia. Due sono le radici che vengono attribuite al nome: (1) akòne (= pietra) in riferimento al suo habitat; (2) koné (= uccidere), facendo ovviamente riferimento alla sua tossicità. (fonte:Wikipedia)



6 agosto 2019

{CCCXXXVI} Pizzo di Nara 2231 m


É un "cocuzzolo spelacchiato" che ci permette di osservare dall'Adula al Gottardo.