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31 agosto 2013

{XCIX} Madonna del Sasso


Era una domenica di primavera quando una porta aperta mi consentì di posare lo sguardo sulle  tremolanti fiammelle di ceri votivi. Occhi umidi intravidero un volto. Oggi la stessa porta la trovo chiusa, come chiusa è la speranza…


Madonna del Sasso
Madonna del Sasso
vista sul Resegone dall'eremo di San Genesio
Campsirago
il lavatoio di Ravellino

 

Sulla strada che conduce al colle del San Genesio, fra i castagni ed un ramo del torrente Molgora, si incontra un edificio di culto che deve la sua origine ad un fatto miracoloso: l'apparizione della S. Vergine alla vedova Giovanna Fumagalli, avvenuta il 23 luglio del 1657 mentre la donna pascolava il suo gregge (Madonna che, oltre ad aver lasciato la sua impronta nella roccia ove nell'Ottocento è stata poi eretta una santella con affresco, le apparve per ben tre volte nella cosiddetta "Valle dei Sapelli" e che operò prodigiose guarigioni registrate nell'Archivio parrocchiale di Giovenzana). { Il testo è tratto da una pubblicazione del Comune di Colle Brianza }

28 agosto 2013

{XCVIII} La signora Luna


Al rientro tardi ieri sera, la signora Luna mi ha discretamente accompagnato col suo sguardo. Sembrava particolarmente elegante e luminosa... Certamente piena e fiera come a me piace. Con un pizzico di vanità che le addona osserva tutto ciò che da lassù e con molta chiarezza le appare... Accompagna alla fine le città in un profondo sonno e in punta di piedi al momento giusto sparisce. Spesso mi soffermo a spiare la notte, quando appunto il silenzio ha preso posto finalmente al caos della città. Dal reparto dove lavoro mi piace vedere e immaginare ciò che succede quando qualche luce illumina le tante finestre lì intorno. Mi soffermo a pensare e forse solo fantastico, ma è quel tempo che vado a cercare... dove pesare i pensieri dentro di me e assaporarli profondamente come fossero un piatto prelibato per il cuore. (Penelope)






24 agosto 2013

{XCVII} Castello Baradello (2)


Da qualche tempo con lo pseudonimo Penelope c’è chi mi rende partecipe di alcuni suoi pensieri, ai quali oggi ho associato delle immagini.






Ora è sparito nel buio quando i miei occhi lo cercano, ne vogliono ritrovare i sottili contorni lontani, eppure, la notte sembra averlo inghiottito. Semplicemente fiero e severo nei modi, il castello Baradello là di fronte è rimasto avvolto solo fino a poco fa da strani giochi di luce, ed io adoro fermare il mio sguardo su di lui. L'ho visto lentamente imbiancarsi da fiocchi di neve che silenziosamente si sono poggiati. L’ho visto luccicare al sole o tetro scomparire in una nebbia timida... L'ho osservato divertirsi con grandi nuvole e quasi pareva giocasse a nascondino. Alle spalle il cielo ha spaziato nelle sue tinte calde e intense o al contrario buie e angoscianti. Mi sono fermata un istante con l’assurdo pensiero di lui che scruta i miei occhi, mi vede, mi fissa in uno sguardo incrociato ferma su di lui. Ho sorriso alla fine, eppure sembra che il suo sguardo serioso da lontano segua il mio e i miei movimenti discreti. Ne sono particolarmente attirata è disarmante saperlo là infinitamente solo, a volte persino malinconico. Solo nell’assordante rumore di una città che sotto ai suoi piedi corre e a volte non si accorge di lui. (Penelope)


21 agosto 2013

{XCVI} Il lago di Sartirana










La leggenda

C’era una volta un pellegrino vecchio e stanco; era in cammino da molto tempo senza essersi fermato in alcun luogo. Si narra che quando giunse a Sartirana, molti e molti secoli or sono, il lago non esistesse ancora ed il paese si adagiasse in una ridente valle dove i contadini vivevano felici con le loro famiglie. Era già tardo pomeriggio quando il pellegrino giunse nel centro abitato. Il poveretto girava e rigirava per le vie del paese in cerca di ospitalità. Il cuore di tutti era così indurito che nessuno gli volle prestare attenzione; anzi, tutti, a cominciare dai bambini, presero a deriderlo. Persiane e porte di ogni casa gli venivano chiuse in faccia. Le madri, benché affaccendate nei lavori domestici, correvano a vederlo e nascondevano i figli sotto i propri grembiuli. C’era anche chi, ancor più timoroso, si nascondeva dietro gli stipiti delle porte e lo guardava passare mogio e triste con quel cappello scuro calcato sulla testa, la lunga barba, i piedi nudi, il bastone, la bisaccia un po’ logora ed un pastrano consumato dai tarli e dagli anni. Però, proprio mentre stava passando davanti all’ultima casa, una porta si aprì e sul ballatoio comparve una donna di mezza età. Era rimasta vedova da alcuni anni ed abitava sola con i figli. Subito, vedendolo così sporco e stanco, offrì ospitalità al pellegrino. Quando fu l’ora di andare a dormire, la vedova lo accompagnò nella camera che aveva preparato. Egli la ringraziò commosso e si coricò contento. Anche la donna andò subito a dormire e quella le sembrò proprio una notte tranquilla. Al mattino però, una visione straordinaria le doveva apparire davanti agli occhi; infatti, alzatasi di buon’ora, dopo aver aperto la finestra, al posto del paese vide che c’era un lago: delle case e dei suoi abitanti non era rimasta traccia. http://www.lagodisartirana.it

10 agosto 2013

{XCV} Notte di S. Lorenzo


Ci si ritrova al Ponte dei Bottini, lungo quello che fu il percorso della tramvia Como-Erba.
Tavolate illuminate da piccoli ceri, musiche zingaresche e giochi di fuoco.
É davvero una notte speciale.









Questa notte da tempi senza memoria è dedicata al martirio di San Lorenzo.Le stelle cadenti sono le lacrime versate dal santo durante il suo supplizio, che scendono sulla terra solo il giorno della sua morte, contribuendo a creare un'atmosfera magica e carica di speranza. Nella tradizione popolare, le stelle del 10 agosto sono anche chiamate fuochi di San Lorenzo, poiché ricordano le scintille provenienti dalla graticola infuocata su cui fu ucciso. Nella realtà San Lorenzo fu decapitato.
Questa tradizione è così radicata e evocativa che anche il poeta Giovanni Pascoli vi dedicò un canto, chiamato X AGOSTO, in cui rievocò la morte del padre ucciso in un'imboscata proprio quel giorno.


San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo favilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
 


4 agosto 2013

{XCIV} Piroscafo PATRIA


Se il Castello Baradello, dominante la città è assunto a simbolo storico di Como, il piroscafo Patria lo affianca negli affetti di tutti i lariani e non solo...Ora è ormeggiato di fronte a Villa Olmo a farsi ammirare nella sua nuova veste. Sul ponte di prua ascolto le note di una canzone d’epoca provenienti dalla fisarmonica di un’artista di strada. Chiudo gli occhi e complice un leggero beccheggio mi sembra di navigare.









STORIA DEL PATRIA
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1918, la "Lariana", società allora esercente il servizio di navigazione sul Lago di Como, per far fronte al numero sempre maggiore di passeggeri, avvia un programma di adeguamento della propria flotta, con il rinnovamento dei vecchi natanti, la realizzazione di un nuovo cantiere a Dervio e la costruzione di due nuovi piroscafi, i battelli gemelli "Savoia" (che prenderà poi il nome di "Patria"), varato il 31 luglio del 1926, e il "28 Ottobre", varato il 2 novembre 1926. A differenziarli solo il numero di strisce bianche orizzontali sul fumaiolo: uno per il "Savoia" e due per il "28Ottobre". Il 28 maggio 1927 il re Vittorio Emanuele III giunge a Como per l'inaugurazione delle Esposizioni del Centenario Voltiano a Villa Olmo. Dopo l'inaugurazione, il re s'imbarca sul piroscafo "Savoia" per una crociera in centro lago. Il "Savoia" è scortato dai piroscafi "Plinio" e "28 Ottobre". Il 15 giugno 1935 il "Savoia" e il "28 Ottobre" vengono impiegati dalla Lariana per il IV Raduno Lariano dell'Associazione Volontari di guerra "Azzurri di Dalmazia". In quest'occasione i due piroscafi trasportano da Como a Lecco e ritorno oltre 1500 volontari. Nel 1942, a causa dell'oscuramento notturno imposto dalla guerra, il "Savoia" si arena alla foce del torrente Liro a Gravedona. In seguito alla caduta del regime fascista, il 25 luglio 1943, il Comando di Presidio di Como richiede al presidente della Lariana comm. Felice Baragiola il cambio dei nomi dei piroscafi. Il "Savoia" prese il nome di "Patria" ed il "280ttobre" quello di "Concordia". Dalla fine del 1944 le incursioni aeree alleate attaccano anche i mezzi della navigazione. Nel gennaio del 1945 II "Patria", insieme al piroscafo "Bisbino", vengono mitragliati in centro lago. Sul "Patria" si contarono 5 morti e 17 feriti. Alla fine della guerra lo stato della flotta della Lariana è disastroso. Nel dopoguerra la Lariana è alle prese con una gravissima crisi economica, dovuta agli ingenti danni subiti. Ciononostante la Società riesce a compiere alcune importanti migliorie sulla flotta. Il 21 agosto 1952, dopo anni di discussioni, la Lariana è costretta a cessare il proprio servizio. Alla Lariana subentra la Gestione Commissariale Governativa, che rileva gran parte della flotta. Il 27 giugno 1966 il Patria torna a navigare dopo essere stato rimesso a nuovo, pitturato tutto di bianco con la ciminiera bassa a strisce rosse. Il 1° agosto 1969 il Ministro dei Trasporti nomina gestore della Navigazione l'ispettore generale Pietro Santini che diede il via a un ammodernamento della flotta. Così, il 10 giugno 1973, il Patria viene ripresentato all'utenza con paratie di vetro che permettono di vedere il lavoro delle ruote a pale, con il salone di prima classe arredato con divani e poltrone di pelle rosso scuro, con il soffitto a mosaico, il parquet lucido secondo gli schemi originali di costruzione. All'inizio degli anni '90 l'utilizzo dei piroscafi sul lago di Como ha una forte contrazione: il "Patria" viene posto in disarmo, mentre il "Concordia", abitualmente utilizzato ogni domenica, viene sottratto al servizio di linea e riservato ai soli noleggi.

I NUMERI DEL PATRIA
Lo scafo ha una lunghezza fuori tutto di 53,77 metri, una larghezza di 6,40 metri (che raggiunge i 12,30 metri con le ruote) e un'altezza laterale di 2,60 metri. Il piroscafo ha un'immersione a pieno carico di 1,35 metri ed un dislocamento di 209,95 tonnellate che diventano 286,14 a pieno carico. La portata iniziale era di 900 persone e l'equipaggio di 10, fra cui 2 macchinisti e 2 fuochisti.La potenza del piroscafo era di 660 CV e la velocità massima di 28 km/h. Il consumo orario era di 450 kg di carbone.
(Testo tratto da una brochure distribuita a bordo)