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27 novembre 2020

{CCCLXII} Le cascine di Tavernerio_3

 

Cassina di Rubino - 1652





Denominata Cassina di Rubino nel 1652 come da atti catastali settecenteschi. In un elenco di cascine redatto nel 1770 la si denominò cassina Costantina. Vi abitavano due famiglie, in totale due uomini, quattro donne ed un minore. In dialetto: Cassìna Custantìna, viene detta anche Cassìna Vanàngiar per il soprannome attribuito alla famiglia che vi abitava. La fantasia popolare ha fatto derivare il nome della cascina nientemeno che da quello dell'imperatore Costantino, che si narra essere transitato in questi luoghi con le sue truppe. Gli atti del censimento del 1921 la riferiscono costituita da sei locali, nei quali viveva una famiglia di cinque persone. Si trova a 544m di altezza, a monte della chiesa di S. Martino 


Informazioni tratte dal libro 

“Tavernerio - Toponomastica storica”

di Rita Pellegrini


{CCCLXI} Le cascine di Tavernerio_2


 Plano serotti - 1530





La cascina ancor oggi esistente, si trova elencata fra quelle di Tavernerio, in un documento del 1652, come cassina in Pianzerotto. Nel 1921 la cascina Pinzaroto era abitata da una famiglia formata da sei persone che vivevano in cinque stanze. La località si trova a 525m tra la Cascina Merigetto e la Cascina Costantina. In dialetto: Cassina Pinzaròtt, detta anche Cassina Ranzaròtt o Burdiga. Quest'ultimo appellativo deriva dal soprannome attribuito all'ultima famiglia che vi abitava ai primi del '900.


Informazioni tratte dal libro 

“Tavernerio - Toponomastica storica”

di Rita Pellegrini



{CCCLX} Le cascine di Tavernerio


Al Merigietto - 1693





Qualche tempo prima del 1700 la cascina veniva chiamata cassina di S. Viola. Secondo i dati del censimento del 1921, la cascina era costituita all'epoca da tre stanze abitabili, ove vivevano i cinque componenti della famiglia. In dialetto Cassina Miringètt. La località viene chiamata anche Zipinöö, da soprannome della famiglia che vi abitava ai primi del '900. Si trova sulla strada che dal cimitero sale verso la cascina Pianzerotto e la sua denominazione storica sarebbe dovuta all'esposizione verso sud. L'edificio è in stato di totale abbandono dal 1992.


Informazioni tratte dal libro 

“Tavernerio - Toponomastica storica”
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di Rita Pellegrini



26 novembre 2020

{CCCLIX} Giro di baite e Madonne


Sto camminando i sentieri di ieri, però non sono solo. Il telefono rompe il fruscio dei passi sulle foglie secche, non faccio in tempo a rispondere. Richiamo. Segreteria. Qualche passo ancora, richiamo. Segreteria. Aspettavo quello squillo. Rieccolo; "chiamalo ora, è libero". Ci fermiamo al sole del Burdiga, e finalmente, da una voce senza affanno... "CIAO"; Rispondiamo assieme "CIAO". Continueremo il cammino con la leggerezza nel cuore.


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1) Ronco al Deserto - Definito negli atti catastali del 1723 di proprietà parrocchiale. Nei documenti successivi (1758) fu connotato con diverso toponimo, Roncho detto la Belingera. In seguito si trovano le forme Bilingera/Milingera. In tempi più recenti tale appellativo si attribuiva specificatamente a rustico a due piani qui sito, già proprietà della parrocchia di S. Martino, utilizzato fino agli anni 70 del secolo scorso come ovile, fienile ed essicatoio  di castagne. Dialettalmente si chiama anche Birlinghèra.

2) Madonna dell’Addolorata o delle sette spade.  Restauro esterno 2020. Dialettalmente è conosciuta anche come Madòna del Giuvanin/Cichin

3) Madòna dei Bògia – fonte orale. Identificata con il soprannome attribuito ai contadini che lavoravano quei terreni, è un piccola cappella votiva nei pressi della Madòna dal Mulinètt.

4) Madòna dal Mulinètt. Cappellina ottocentesca raffigurante la Madonna della Guardia, restaurata nel 2002. Si trova all’imbocco della Valmara e la denominazione dialettale è attribuita alla famiglia proprietaria del fondo.


Informazioni tratte dal libro 

“Tavernerio - Toponomastica storica”

di Rita Pellegrini