La luna in questa posizione non mi era mai capitato di vederla. É appena sorta l'alba, ma la notte non ci ha ancora abbandonato. Si sta aprendo l'ultimo giorno di un anno amaro che avrebbe dovuto farci migliori. Avrebbe...
Soprattutto, non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata, stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati, perciò basta continuare a camminare e tutto andrà bene. - Søren Kierkegaard (Lettera a Jette, 1847)
La luna in questa posizione non mi era mai capitato di vederla. É appena sorta l'alba, ma la notte non ci ha ancora abbandonato. Si sta aprendo l'ultimo giorno di un anno amaro che avrebbe dovuto farci migliori. Avrebbe...
Entra per pregare, esci per amare.
La scritta compare sopra il portone della chiesa del convento francescano di Monterosso.
Cassina di Rubino - 1652
Denominata Cassina di Rubino nel 1652 come da atti catastali settecenteschi. In un elenco di cascine redatto nel 1770 la si denominò cassina Costantina. Vi abitavano due famiglie, in totale due uomini, quattro donne ed un minore. In dialetto: Cassìna Custantìna, viene detta anche Cassìna Vanàngiar per il soprannome attribuito alla famiglia che vi abitava. La fantasia popolare ha fatto derivare il nome della cascina nientemeno che da quello dell'imperatore Costantino, che si narra essere transitato in questi luoghi con le sue truppe. Gli atti del censimento del 1921 la riferiscono costituita da sei locali, nei quali viveva una famiglia di cinque persone. Si trova a 544m di altezza, a monte della chiesa di S. Martino
Informazioni tratte dal libro
“Tavernerio - Toponomastica storica”
di Rita Pellegrini
Informazioni tratte dal libro
“Tavernerio - Toponomastica storica”
di Rita Pellegrini
Sto camminando i sentieri di ieri, però non sono solo. Il telefono rompe il fruscio dei passi sulle foglie secche, non faccio in tempo a rispondere. Richiamo. Segreteria. Qualche passo ancora, richiamo. Segreteria. Aspettavo quello squillo. Rieccolo; "chiamalo ora, è libero". Ci fermiamo al sole del Burdiga, e finalmente, da una voce senza affanno... "CIAO"; Rispondiamo assieme "CIAO". Continueremo il cammino con la leggerezza nel cuore.
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1) Ronco al Deserto - Definito negli atti catastali del 1723 di proprietà parrocchiale. Nei documenti successivi (1758) fu connotato con diverso toponimo, Roncho detto la Belingera. In seguito si trovano le forme Bilingera/Milingera. In tempi più recenti tale appellativo si attribuiva specificatamente a rustico a due piani qui sito, già proprietà della parrocchia di S. Martino, utilizzato fino agli anni 70 del secolo scorso come ovile, fienile ed essicatoio di castagne. Dialettalmente si chiama anche Birlinghèra.
2) Madonna dell’Addolorata o delle sette spade. Restauro esterno 2020. Dialettalmente è conosciuta anche come Madòna del Giuvanin/Cichin
3) Madòna dei Bògia – fonte orale. Identificata con il soprannome attribuito ai contadini che lavoravano quei terreni, è un piccola cappella votiva nei pressi della Madòna dal Mulinètt.
4) Madòna dal Mulinètt. Cappellina ottocentesca raffigurante la Madonna della Guardia, restaurata nel 2002. Si trova all’imbocco della Valmara e la denominazione dialettale è attribuita alla famiglia proprietaria del fondo.
Informazioni tratte dal libro
“Tavernerio - Toponomastica storica”
di Rita Pellegrini
Sono appena passate le ore 21 del primo di settembre quando la "bandanadei70" vincendo recenti paure, arriva sudata in vetta al Bolettone. Era giusto ripartire da qui! Trovo volti nuovi tra vecchie amicizie mai dimenticate. Il pensiero va agli assenti che avrebbero voluto esserci, a chi mi ha detto: "mandami una foto" ed a chi mi ha spronato a non smettere. Con ricordi sempre presenti, è una felicità triste quella che porto a valle.
...in lontananza gli Appennini innevati |